Quadrimestrale.

Editoriale

Editoriale n. 3

Quindi, se apprezzate il nostro lavoro iniziale, provate a fare in modo di allargare il giro delle lettrici e dei lettori, indicando la rivista a chi pensate possa interessare. Ritorniamo all’inizio: semi sotto la neve, dicevamo, ovvero pratiche ed esperienze libertarie nei più diversi campi basate su un metodo antiautoritario, collettivo, tendenzialmente egualitario. Semi sotto la neve, o gocce nel deserto, o tracce di umidità sotto qualche centimetro di un terreno, in senso reale e figurato, desertificato, potremmo dire.

Editoriale n. 2

Nel momento in cui chiudiamo il secondo numero della rivista, ancora lontana appare la fine della guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio con l’invasione da parte dell’esercito russo di un territorio sovrano. Molte, forse troppe parole sono già state spese su questo conflitto che, come tutte le guerre, segna naturalmente una sconfitta del genere umano e della civiltà, qualunque significato si voglia dare a queste espressioni. Consci della difficoltà di sviluppare riflessioni penetranti, desideriamo proporre un’analisi di ampio respiro e alcuni spunti di approfondimento sul tema: troverete una interessante disamina dell’ideologia nazional-populista putiniana svolta da Sofia Tipaldou e un percorso di letture per adolescenti suggerito da Libri e formiche.

Editoriale n. 1

«Semi sotto la neve». Rivista libertaria». Quadrimestrale. Il titolo che abbiamo scelto per questa nuova rivista sintetizza il suo programma editoriale. Infatti, con l’espressione «Semi sotto la neve» (coniata da Ignazio Silone e ripresa concettualmente da Colin Ward) intendiamo proporre ai nostri lettori una rinnovata interpretazione del pensiero anarchico, delle esperienze libertarie e delle pratiche mutualistiche. Si tratta, a nostro parere, di valorizzare una dimensione costruttiva, positiva e sperimentale di una tradizione sociale, politica e culturale che riconosciamo come antiautoritaria e solidaristica.

Esperienze

L’Isola del Tesoro

Al centro dell’«Isola», quartiere di Milano abitato un tempo da operai e artigiani, ora ricco di bar e locali alla moda non sempre economici, si trova la scuola «L’isola del tesoro», ospitata presso la sede della chiesa metodista di Milano, in via Luigi Porro Lambertenghi 28. Si tratta di una scuola rivolta a giovani migranti, di differente provenienza, minori non accompagnati e ricongiunti, richiedenti asilo, realizzata e sostenuta dall’associazione di promozione sociale «Asnada».

Lo Spaccio popolare autogestito di Bologna

Lo Spaccio popolare autogestito di Bologna è una delle attività che svolge il «Giaz», ovvero il Gruppo informale di acquisto zapatista. Vediamo quindi innanzitutto quale è stata la sua formazione e quali sono le sue caratteristiche. Il «Giaz» si è costituito diversi anni fa ed è nato dalla scissione di un gruppo di compagne che formava il sottogruppo dello spazio sociale «Vag61» all’interno del «Gasbo», il Gruppo d’acquisto solidale di Bologna, per differenze di vedute sul senso della propria attività e della direzione che essa dovesse assumere.

La WESPE trent’anni dopo: retrospettiva di un progetto anarchico che ha molto da raccontare

Arrivo alla stazione di Neustadt an der Weinstrasse (Germania) un sabato pomeriggio di aprile e ad aspettarmi ci sono Ede e Michael, due signori sorridenti sulla sessantina passata. Li riconosco perché, come mi hanno preavvisato, hanno con sé una bicicletta con un rimorchio che dà nell’occhio. In effetti li vedo subito, il carretto è coperto da un vistoso telo rosso e nero, vestigia di gloriosi tempi passati. Il rimorchio, ci dice subito Ede, ha trent’anni ed è perfettamente funzionante.

La Pinya, collettivo di autogestione educativa

E’ possibile un progetto di scuola che non coinvolga solo i bambini ma anche gli adulti nel processo educativo? In cui anche i genitori possono sostituire gli insegnanti perché hanno costruito insieme le dinamiche educative? A Barcellona funziona da quasi vent’anni un progetto con queste caratteristiche, che si definisce “collettivo di autogestione educativa” e parte proprio dall’idea di non delegare la questione educativa a degli specialisti, e di prendere invece decisioni collettive per condividere la responsabilità pedagogica.

MAG6: il denaro e la finanza come se la gente contasse qualcosa

A Reggio Emilia esiste da oltre trent’anni l’esperienza della MAG6, nata sul finire degli anni ‘80 per volontà di una quindicina di persone legate al movimento pacifista e non violento. Ciò che caratterizza fin da subito questa esperienza è la volontà dei fondatori e delle fondatrici di dare concretezza alla propria idealità, sperimentandosi in prima persona nel cominciare ad attuare immediatamente quella possibilità di cambiamento tanto auspicata. La MAG6 si struttura come cooperativa, qualcuno rinuncia al suo posto di lavoro stabile e garantito per dedicarsi in toto alla realtà nascente e, parallelamente al finanziamento dei progetti, cresce l’impegno a diffondere una differente cultura del denaro in un processo evolutivo del suo utilizzo.

La cooperativa di autocostruzione ZMAG

La «Zelena Mreža Aktivističkih Grupa», ZMAG1 (rete verde di gruppi di attivisti) è una organizzazione non governativa nata nel 2002, che nel tempo ha realizzato un «eko-selo», un villaggio ecologico, adiacente al piccolo villaggio rurale di Vukomerić. Le attività dello ZMAG sono incentrate particolarmente sulla pratica e la promozione di soluzioni sostenibili, su programmi di istruzione e progettazione, sulla promozione e sviluppo di sistemi sociali ed economici giusti ed equi e sulle tecnologie appropriate.

I Saltafossi. Pratiche di educazione libertaria

«Il salto. Viene spontaneo, c’è un fosso nel campo… Ci fermiamo a guardare, a ponderare se sia possibile passare dall’altra parte. A sentire se nelle gambe c’è la spinta, la molla, la forza del salto per arrivare di là. Sì!!! Si può!!! Si salta!!!». Così inizia l’avventura di questa esperienza educativa libertaria nel 2010 a Cadriano (BO). Un salto impegnativo, un osare senza protezioni, sorretti solo dall’entusiasmo e dalla convinzione profonda di dover provare ad andare al di là.

Granara: un ecovillaggio autogestito

Prendete una manciata di studenti universitari milanesi idealisti e sognatori, tuttavia desiderosi di progettare esperienze concrete, lontano dalla vita di una metropoli frenetica che offre certo una montagna di opportunità, ma crea, al contempo, notevoli problemi e disagi quotidiani ai suoi abitanti. Li accomuna uno spirito libertario non troppo specificato, una forte passione ecologica, la volontà di realizzare un “luogo altro”, insieme. Immaginateli, a un certo punto, girovagare tra la Toscana e l’Emilia alla ricerca di una terra dove dar vita a una realtà capace di coniugare una certa quota di immaginazione utopica con un pizzico di quel buon senso che ha reso celebri le casalinghe di Voghera.

Edicola 518: quattro metri quadrati di libertà

A Perugia c’è un’edicola molto particolare che grazie al lavoro di un collettivo di giovani è riuscita ad animare il centro storico con dibattiti e appuntamenti culturali. Le peculiarità dello spazio dell’Edicola 518 hanno attratto l’attenzione internazionale, non solo per l’originale proposta editoriale ma anche per il grande merito di trasformare un luogo generalmente “di servizi” in un polo culturale e in questo modo riappropriarsi dello spazio comune della piazza per creare dibattito.

Approfondimenti

Per un’informatica conviviale

Quali sono le regole e gli strumenti per comunicare fra le persone che partecipano? E quali per comunicare verso l’esterno, alle esperienze affini, al resto del mondo? Come si fa a informarsi, a selezionare informazioni, a orientarsi nel diluvio di notizie, a far circolare quelle che si ritengono opportune? Le «Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione» (TIC), spesso indicate come nuove tecnologie, non sono affatto nuove, visto che se ne parla da decenni e ci abbiamo a che fare quotidianamente da tanto tempo.

Libertari in Russia

Tanta attenzione non sempre però corrisponde, purtroppo, a un reale approfondimento della conoscenza. Spesso ciò che si cerca è solo la conferma di propri antichi stereotipi e teorie, magari per miseri calcoli di tornaconto politico. E dispiace che questo accada anche in un paese, come l’Italia, che per quanto riguarda il campo culturale, poteva vantare una tradizione di slavistica tra le più qualificate al mondo, di cui furono esponenti, solo per citarne alcuni, studiosi del calibro di Ettore Lo Gatto e Angelo Maria Ripellino.

La terra e il collettivo, l’organizzazione economica zapatista

Tierra y libertad, questo il motto con cui Emiliano Zapata guidò l’esercito di liberazione del sud nella rivoluzione messicana all’inizio del secolo scorso. Una rivoluzione tanto radicale nei presupposti quanto effimera nei risultati, per la svilente riproduzione degli stessi meccanismi di potere anche dopo la destituzione del dittatore Porfirio Díaz. Sul finire dello stesso secolo compariva sulla scena mondiale l’Ejército Zapatista de Liberación Nacional che, riprendendo gli stessi valori, rompeva in realtà con tutte le rivoluzioni novecentesche fino a quel momento osservate.

Populismo e nazionalismo nella retorica patriottica di Vladimir Putin

La Russia di Vladimir Putin «non è una democrazia, ma un governo in nome del popolo e per il popolo. La base elettorale principale di Putin è il popolo. Tutto il suo potere proviene dall’appoggio del popolo», spiega Migranyan (in Ioffe 2018). La legittimità popolare in Russia non deriva, però, dalle elezioni. Dall’inizio della sua presidenza, Putin ha configurato una politica interna che non solo ha enfatizzato elementi di patriottismo, xenofobia e antioccidentalismo, ma ha anche costantemente spinto a una depoliticizzazione della società, facendo contemporaneamente ricorso a un linguaggio esplicitamente populista (Casula 2013).

Dal basso e per il basso. Le sfide di una giusta transizione ecologica

Il 2020 sarà ricordato come l’anno che ha sconvolto la vita di miliardi di persone a causa della pandemia di Covid-19. Con l’abitudine di considerare ciò che accade intorno a noi come «emergenza», si è posta molta enfasi su quella pandemica, senza considerarla in relazione a fenomeni più ampi. La crisi climatica che viviamo sembra essere passata in secondo piano, nonostante le acclarate relazioni che intercorrono tra essa e la diffusione di eventi pandemici, a partire dalla devastazione dell’ambiente per sfruttarne le risorse naturali, che facilita il passaggio di virus tra specie animali, compresa quella umana.

Un nuovo regime climatico. L’antropocene e noi

Siamo in un’epoca caratterizzata da rapide e inedite trasformazioni degli ambienti in cui viviamo. Il sintomo più evidente di ciò è il riscaldamento climatico, ma anche la pandemia da Sars Cov-2, di cui la rivista ha trattato nel n. 1, è da leggersi nel più ampio contesto della crisi ambientale oggi in corso (Vineis e Savarino 2021). Partiamo da un concetto fondamentale: come esseri umani siamo animali dell’eccedenza. Infatti «una delle cose che ci distinguono dagli animali non umani è che questi ultimi producono solo ed esclusivamente ciò di cui hanno bisogno; gli esseri umani producono molto di più.

Non c’è libertà senza responsabilità

Politicamente parlando, le concezioni della libertà che si sono date nella storia sono fondamentalmente due: “la libertà negativa” e quella “positiva”, in parte sovrapponibili ai concetti di “libertà dei moderni” e “libertà degli antichi” e in parte coincidenti, rispettivamente, con la concezione democratica e quella liberale della libertà. Sebbene siano stati individuati decine di significati della parola libertà, quelli centrali sono proprio i due summenzionati, ai quali possono essere ricondotti molti altri.

Libertà o licenza?

“Nessuno libera nessuno, non ci si libera da soli, ci si libera insieme, in solidarietà”, diceva Paulo Freire. In questo tempo pandemico, che da ormai due anni stiamo attraversando, la parola libertà è tra quelle più inflazionate, declinata dalle varie parti a proprio uso e consumo. Questo perché, in fondo, ognuno è libero di pensare ciò che vuole della libertà: tutti dimentichi del fatto che la propria libertà diviene licenza laddove nega irresponsabilmente la libertà dell’altro-da-sè.

Genere e pandemia

Nel mondo risultano perlopiù le donne a pagare la crisi economica determinata dalla pandemia: in tutte le aree geografiche, indipendentemente dai livelli di reddito dei paesi di appartenenza, in termini percentuali le donne restano fortemente prevalenti tra i disoccupati e tra le persone inattive. I settori più colpiti si confermano infatti quelli del terziario povero e del lavoro domestico retribuito, in entrambi i casi a prevalente impiego di manodopera femminile.

Conversazioni

Conversazione con Riccardo Gatti

Attualmente collabora in qualità di consulente SAR – Search and Rescue - come responsabile dei soccorsi a bordo della nave “Geo Barents”, di Médecins sans Frontiéres, attiva nel Mediterraneo centrale. Nel 2015 ha iniziato a lavorare con MSF nel mar Egeo come pilota di imbarcazioni di soccorso, Nel 2016 è operativo nel Mediterraneo Centrale sulle navi della ONG spagnola Open Arms, inizialmente come comandante poi come capo missione ricoprendo contemporaneamente il ruolo di presidente di Open Arms Italia.

Conversazione con Goffredo Fofi

Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, è sicuramente uno dei principali punti di riferimento di una cultura libertaria oggi in Italia. Critico letterario e cinematografico, scrittore, animatore di riviste e di gruppi di azione, maestro elementare e operatore sociale, da oltre sessant’anni cammina in direzione «ostinata e contraria» rispetto alle varie forme che assume sistematicamente il dominio. Questa breve conversazione ci offre innumerevoli stimoli per migliorare lo sguardo libertario che questa rivista intende praticare e, soprattutto, ci incoraggia nella scelta che abbiamo intrapreso, per tenere sempre uniti pensiero e azione e per mettere a punto un pensiero antiautoritario e solidale, propositivo e positivo.

Conversazione con Paolo Cognetti

L’autore del grande successo Le otto montagne risponde alle nostre domande sul rapporto tra essere umano e ambiente e racconta della sua visione del mondo, tra letteratura, scelte esistenziali e impegno culturale. Nel 2021 sono usciti il documentario Sogni di grande nord, sulla base di un suo viaggio dalle Alpi all’Alaska in compagnia dell’amico illustratore e viaggiatore Nicola Magrin, e il suo ultimo romanzo per Einaudi, La felicità del lupo.

Internazionale

La produzione di soggettività nel lavoro contemporaneo: bullshit jobs, lavoro immateriale e la corrosione del carattere

Molti degli studi realizzati negli ultimi decenni sul carattere del lavoro contemporaneo arrivano a conclusioni simili, nonostante i diversi punti di vista: il lavoro oggi non sembra essere tanto un mezzo per oggettivarsi o per costruire un’identità personale, quanto un’attività spesso debilitante, che induce al consumo di merce e favorisce soggettività funzionali al sistema. Il necessario cambiamento storico che la situazione attuale richiede avrà invece bisogno di identità solide e di un “pensiero forte” in un mondo che si sostiene su processi ugualmente forti.

I beni comuni nel pensiero libertario

È in reazione al neoliberismo che all’inizio degli anni Ottanta prende piede il movimento dei beni comuni. Il suo principio? L’autorganizzazione decentralizzata delle comunità di vita e di lavoro. I suoi obiettivi? Da un lato riappropriarsi e preservare le risorse di fronte alle molteplici forme di privatizzazione e di rapina, dall’altro esercitare l’autogoverno attraverso l’elaborazione di regole comuni. Se è vero che quello dei beni comuni è un movimento eterogeneo, è altrettanto vero che i suoi princìpi ispiratori richiamano quelli che costituiscono l’ossatura principale dell’anarchismo.

Sul concetto di prefigurazione in ambito anarchico

Il concetto di politiche prefigurative non implica il tentativo di portare nel presente, di «concretizzare» direbbero alcuni, uno stato di cose definito e delineato, o semplicemente abbozzato e suggerito, di una o l’altra utopia, bensì di mettere in pratica il più possibile nel presente, qui ed ora, i valori in cui si basa l’utopia. E quindi, è in quanto dispositivo per illustrare e trasmettere questi valori che l’utopia può ispirare l’azione rivoluzionaria nel senso rinnovato del termine rivoluzione.

Radici

Martin Buber

Buber, intellettuale atipico, non classificabile, al tempo stesso socialista religioso, sionista fautore di uno Stato bi-nazionale arabo-ebraico nella Palestina mandataria, ebreo credente ma lontano da ogni ortodossia religiosa, spesso in contrasto con le idee dominanti, anche all’interno della sua stessa comunità, è soprattutto noto come l’autore di «Io e tu» pubblicato nel 1923, in cui teorizza il principio dialogico come filosofia relazionale: un’interpretazione teologica della relazione tra sé e l’altro che metteva l’accento sull’assoluta necessità del dialogo con gli altri esseri umani e il «Tu» divino, che è il «tutto altro» e il «tutto vicino».

Mary Wollstonecraft

Formatasi intellettualmente intorno al gruppo dei rational dissenters, intellettuali inglesi radicali tra i quali figuravano Richard Price, Joseph Priestley e appunto William Godwin, Wollstonecraft esordì come scrittrice alla vigilia della Rivoluzione francese, evento che scosse alle fondamenta la società d’antico regime, imprimendo una accelerazione senza precedenti, su scala dapprima europea e poi mondiale, allo sviluppo dell’idea e della pratica dell’uguaglianza, politica e sociale. Non a caso durante la Rivoluzione francese presero piede clubs femminili ed emersero notevoli figure di donne, che acquisirono visibilità nell’arena culturale e politica: Catherine Macaulay Graham, Helen Maria Williams, Marie-Jeanne Roland, Olympe de Gouges, più tardi Madame de Staël.

Colin Ward

«Come si reagirebbe alla scoperta che la società in cui si vorrebbe realmente vivere c’è già […] se non si tiene conto, ovviamente, di qualche piccolo guaio come sfruttamento, guerra, dittatura e gente che muore di fame? […] Una società anarchica, una società che si organizza senza autorità, esiste da sempre, come un seme sotto la neve, sepolta sotto il peso dello Stato e della burocrazia, del capitalismo e dei suoi sprechi, del privilegio e delle ingiustizie, del nazionalismo e delle sue lealtà suicide, delle religioni e delle loro superstizioni e separazioni».

Maria Luisa Berneri

Maria Luisa Berneri nasce ad Arezzo nel 1918 da Camillo e Giovanna Caleffi. Il padre si può considerare il più innovativo degli anarchici italiani della prima metà del Novecento, la madre è stata, tra le altre cose, redattrice della rivista «Volontà» nel secondo dopoguerra. Maria Luisa, così come la sorella Giliana, è un’attiva militante. Costretta dal fascismo a emigrare, nel 1926 si stabilisce insieme alla famiglia in Francia. Dopo l’uccisione di Camillo per mano stalinista, si trasferisce a Londra, dove condivide l’amore e la militanza con Vernon Richards ed è tra le animatrici più influenti del movimento anarchico inglese.

Pëtr Kropotkin

L’anniversario della morte di Pëtr Kropotkin (1921-2021) ci offre l’opportunità di interrogare il suo pensiero per valorizzarne quella parte che può stimolare la sua applicazione nella nostra contemporaneità. Il percorso intellettuale e militante di questo straordinario anarchico è ricco di suggestioni e di analisi ma anche di proposte concrete, riferite ovviamente all’epoca in cui visse. Tutte queste possono indicarci una via per soddisfare concretamente le esigenze degli esseri viventi in vari ambiti sociali.

Murray Bookchin

L’attualità e l’urgenza della questione ecologica – dimostrata ad esempio dai vari rapporti sulla diminuzione della biodiversità, sul riscaldamento globale, sulla distruzione di interi ecosistemi con i conseguenti aumenti di spillover, etc. – ci impone di trovare delle soluzioni praticabili e realmente incisive. Per farlo è necessario andare alla radice del problema prendendo atto del fatto che l’attuale sistema politico ed economico è incompatibile con l’ecosistema. Già quarant’anni fa Murray Bookchin (1921-2006), uno dei pionieri del movimento ecologista e uno dei pensatori politici radicali più originali della seconda metà del Novecento, evidenziava lo stretto legame tra questione ecologica e questione sociale.

Recensioni

1968: Suoni e visioni di un’esplosione inevitabile

In quegli stessi anni, invece, sul fronte statunitense, dopo l’ubriacatura del folk politico il mondo della musica sembrò aver trovato nell’underground e nella nuova canzone d’autore la parola chiave dell’innovazione creativa. Una scelta ispirata dai sogni cupi ed estremi del gruppo rock «The Velvet Underground» attivo nelle viscere newyorkesi sotto la guida artistica di Andy Warhol. La formazione dei «Velvet», già nella struttura, si presentava fuori dagli schemi, guidata, com’era, da una ex modella e un gruppo di performer che aveva trovato nel rock il messaggio ideale per mettere in pratica un progetto denso di invenzioni sonore e immagini di morte, sesso e alienazione, lanciato con il celebre show «Exploding Plastic Inevitable» che nel 1966 a New York offriva chiare indicazioni sulla prospettiva creativa elaborata da Andy Warhol.

Percorso di lettura tra guerra e pace

La guerra come morbo subdolo che si insinua nelle vite. La guerra come macchina implacabile, che tutto distrugge e calpesta. Che piove dal cielo con scrosci di bombe. Che non sa leggere, sa solo incendiare. Sono queste alcune delle immagini che evoca lo scrittore e poeta José Jorge Letria nell’albo La guerra (Salani, 2020) e da cui partiamo per un breve percorso di letture sul tema. Recentemente pubblicato in Italia, La guerra è finita di David Almond (Salani, 2021), racconta una storia nel contesto della Prima guerra mondiale ma il mondo in crisi che viene descritto e la sua assuefazione alla violenza sono pienamente attuali.

Rock, utopia e liberazione all’alba degli anni ‘70

«Forse così sapremo quello che vuol dire affogare nel sangue tutta l’umanità». Queste parole tratte dal brano di apertura di «Arbeit Macht Frei», il primo album degli Area, al di là della sua straordinaria qualità musicale, ne evidenziano oggi, a 50 anni dalla realizzazione, anche la dimensione profetica. Un messaggio che rappresenta in modo drammatico e potente la sensibilità di una generazione di artisti verso una narrativa dai contorni inediti e segnata da una nuova consapevolezza.

L'isola di Kalief

Una racconto potente, doloroso e pieno di speranza allo stesso tempo. Una storia tristemente vera, per la quale si vuole scrivere un nuovo finale. Con l’auspicio che le scelte della nostra comunità civile e politica possano riempire anche il nostro presente del verde splendente dell’isola di Kalief.

Percorso di lettura: utopie concrete

In questa sezione presentiamo, attraverso delle brevi recensioni di libri, un percorso di lettura che privilegia alcuni temi che ci interessa approfondire. Iniziamo qui da un nuovo concetto di utopia, che da lontana e irrealizzabile, diventa una proposta concreta da mettere in pratica qui ed ora, ma mai definita e sempre in divenire.