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Il punto di vista dei visoni

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Al Congresso di Lotta Continua nell’autunno 1976 avvenne uno scambio che nasce dal dibattito portato avanti dalle femministe, ma dice qualcosa anche sugli animali. Ciro della Spa Stura affermò che solo gli operai, «in quanto operai», esprimono il punto di vista del proletariato; la donna, «in quanto donna», può anche essere borghese e reazionaria. «Se una donna ponesse come obiettivo di avere tutte le pelliccia di visone», aggiunse, «sarebbe un obiettivo che riconoscerebbe nelle donne l’effettiva esigenzadi avere tutte la pelliccia di visone, ma non sarebbe un obiettivo consono agli obiettivi degli operai». Donatella Barazzetti replicò: «A proposito della questione delle pellicce, volevo dire che il punto di vista della sinistra, in questo caso il punto di vista rivoluzionario, ce l’hanno i visoni» (Cazzullo 2015).Quando lessi questo passo, molti anni fa, pensai con convinzione: «Già. Perché i visoni non dovrebbero avere un punto di vista?». Fu uno dei primi vagiti del mio risveglio antispecista, ovvero la convinzione che l’essere umano non detenga particolari diritti sulle altre specie animali e non possa pertanto violarne gli interessi.