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Clara Wichmann

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Agli interessati del movimento anarchico e libertario di lingua italiana, il nome della Wichmann probabilmente non dice nulla. Per quanto a mia conoscenza, un solo suo articolo è stato pubblicato in italiano e precisamente nel 1990 sulla rivista «Volontà», corredato da alcuni cenni biografici.Pur essendo una teorica ed attivista di peso, impegnata in molti ambiti, il fatto di aver scritto i suoi testi in olandese non ha di certo facilitato la diffusione del suo pensiero al di fuori dei Paesi Bassi. Per fortuna, la madre ha tradotto parecchi suoi scritti in tedesco, che, pubblicati in varie riviste femministe e anarchiche, le hanno permesso di ampliare il raggio dei possibili lettori ed estimatori. Ora, a cent’anni dalla morte, è giunto il momento di farla conoscere, almeno sommariamente, anche al movimento di lingua italiana. Clara Wichmann studiò diritto a Utrecht, laureandosi nel 1912 con una tesi sulla trasformazione della nozione di pena. Durante i suoi studi universitari partecipò al movimento femminista. Dapprima nella Lega per il suffragio femminile, ma poi, più radicalmente, con articoli, dibattiti e conferenze a favore della liberazione delle donne. Riteneva che questa dovesse essere una liberazione sociale ed economica, per l’uguaglianza sostanziale tra uomini e donne. Rifiutava l’idea di «donna vittima» e spingeva per una loro emancipazione interiore, affinché le donne rivendicassero la loro indipendenza e la loro dignità.