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«Politics» e i suoi autori nelle pieghe della storia

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“La prima Nuova sinistra era composta da radicali degli anni 1930-1945 che non ruppero solo con lo stalinismo ma anche con il leninismo, e non solo con il leninismo ma anche con il trotskysmo, e non solo con il trotskysmo ma in buona parte con il marxismo stesso. Negli Stati Uniti molti di quelli che dovrebbero essere considerati membri della prima Nuova sinistra erano associati con la rivista politics” (Lynd 1997: 67).

Così scriveva nel 1981 Staughton Lynd, l’inossidabile veterano della sinistra americana che ha tentato di costruire una genealogia del radicalismo che da un lato giustificasse la resistenza ai poteri forti dell’Amerika autoritaria, multicorporata e imperialista e dall’altro costituisse veicolo identitario di una cultura egualitaria, libertaria e antistatalista. In questi percorsi l’esperienza di «politics», la rivista diretta da Dwight Macdonald tra 1944 e 1949, si presenta come una specie di laboratorio in cui le correnti più audaci dell’esperienza statunitense si incontrano, si discutono e si criticano in nuove combinazioni, alla ricerca di una praticabile american way al radicalismo.