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Marie Isidorovna Goldsmith

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«Ciò di cui ha bisogno oggi il movimento anarchico non sono certo nuove formule organizzative, bensì un programma di lavoro concreto, ben definito, da intraprendere fin da subito [… ] Perciò, le iniziative e le idee non devono essere soffocate, ma invece si deve incoraggiare uno scambio vitale di tutti i punti di vista».Così scriveva Marie Goldsmith nella rivista anarchica Plus Loin nell’aprile del 1928. Queste parole rivelano molto esplicitamente due caratteristiche peculiari di questa anarchica, purtroppo poco conosciuta ancor oggi, che ne definiscono la sua postura: l’essere una scienziata e al contempo essere un’anarchica. Nata nel 1873 (la data esatta non è sicura e neanche il luogo: Zurigo o San Pietroburgo?), figlia di un giurista e attivista populista rivoluzionario russo, Isidoro, e di Sof’ja Androsov, biologa e scienziata, morirà suicida l’11 gennaio del 1933 a Parigi. Nel 1874 la famiglia Goldsmith vive a San Pietroburgo e Marie sperimenta da bambina il lungo e inflessibile braccio violento dello Stato zarista che perseguita con l’esilio e i trasferimenti coatti i suoi genitori di città in città in quanto rivoluzionari, populisti e socialisti. Nel giugno del 1884 i Goldsmith fuggono dalla Russia attraverso la Finlandia e poi la Svizzera, prima di stabilirsi definitivamente in Francia a Parigi.Marie si laurea in biologia alla Sorbona nel 1894 e diviene stretta collaboratrice del noto biologo e zoologo evoluzionista Yves Delage (1854- 1920) specializzandosi, nel 1915, con un dottorato sulle reazioni psicologiche e psichiche tra i pesci. Scrivono in collaborazione alcuni libri e molti articoli di carattere squisitamente scientifico entrando in contatto con l’ambiente evoluzionista internazionale. Importanti studi e ricerche vengono scritti da Goldsmith sulla partenogenesi naturale e sperimentale (1913). Dal 1905 diviene la segretaria della prestigiosa rivista scientifica L’année biologique. Nel frattempo sviluppa la sua vocazione libertaria e poi anarchica entrando in contatto con gli ambienti rivoluzionari francesi ma anche europei. In particolare diviene corrispondente assidua con Pëtr Kropotkin e sviluppa una forte amicizia testimoniata dalle innumerevoli lettere intercorse tra i due. La sua posizione all’interno del consesso universitario e scientifico non è facile e, a causa del suo rapporto sodale con Delage e delle sue idee anarchiche, del suo status di esule e dell’essere donna, subisce invidie e inimicizie all’interno del suo stesso dipartimento. Alla morte del suo mentore la sua situazione lavorativa si precarizza ulteriormente. La lunga e complessa malattia della madre, alla quale la lega un rapporto profondo e simbiotico, complica ulteriormente la sua situazione, perché Marie consuma la sua esistenza nell’opera di assistenza della madre così gravemente ammalata. Rifiuta diverse offerte di lavoro (tra le quali anche da due istituti prestigiosi degli Stati Uniti come il Rockefeller Institute e la Carnegie Institution) sempre per poter stare vicina alla madre. Contemporaneamente al suo travaglio accademico ed esistenziale, Marie abbraccia sempre più profondamente gli ideali anarchici, alimentando il suo desiderio di contribuire a sconfiggere i soprusi e le disuguaglianze, prodotte dalla società autoritaria e dalle istituzioni così marcatamente classiste, sessiste e ingiuste, soprattutto nei confronti delle categorie più oppresse e quindi anche delle donne. Fin dal 1891 si era associata a un gruppo francese di carattere spiccatamente rivoluzionario e socialista, denominato Étudiants Socialistes Révolutionnaires Internationalistes spingendolo via via verso posizioni più radicali e anarchiche. Il gruppo si scioglie nel 1900 ma Marie continua la sua attività parallela di studiosa e ricercatrice e di militante anarchica, scrivendo su numerosi periodici anarchici francesi e di altre nazioni europee. Tra i periodici con cui collabora va ricordato Les Temps Nouveaux, fondato da Jean Grave, che raccoglie le firme più autorevoli dell’anarchismo internazionale e poi, entrando come redattrice, la rivista Plus Loin, firmandosi con diversi pseudonimi. Infine collabora al periodico americano in lingua yiddish, con sede a New York, Fraye Arbeter Shtime e con il giornale anarchico russo, con sede a Chicago, Dielo Truda. Marie Goldsmith diviene un’importante figura dell’anarchismo internazionale di questi anni, giovandosi di un grande rispetto e godendo di grande considerazione tra i suoi compagni.
Si occuperà molto di questioni organizzative, entrando nel dibattito molto acceso in quegli anni attorno alle note vicende delle posizioni piattaformiste, con posizioni critiche verso ogni forma di organizzazione che in qualche modo possa attenuare il profondo e inevitabile rispetto che l’idea anarchica nutre nei confronti della libertà individuale. La sua attività non passa inosservata alla polizia, francese e russa, che la segue e la controlla con i mezzi investigativi a sua disposizione. Collabora e intrattiene rapporti non solo all’interno del movimento anarchico ma anche con l’area socialista rivoluzionaria e con gli esuli russi soprattutto a Parigi, Londra e Ginevra. Intrattiene una fitta rete di corrispondenze che ne rivelano la dimensione internazionale sia militante che scientifica: Pëtr Kropotkin, James Guillaume, Max Nettlau, Jean Grave, Vera Figner, Varlaam Cerkezov, molti altri russi, Christian Cornelissen, Emma Goldman, Sébastien Faure, Paul Reclus, Rudolf Rocker, e molti altri ancora. Oltre a queste corrispondenze Marie mantiene rapporti stretti e costanti con anarchici ebrei sia in Francia che all’estero. Il padre era infatti di origine ebraica ma laico però nella tradizione e nella vita. Marie sente sempre forte però il legame ideale con l’ebraismo laico e libertario e a testimoniarlo possiamo citare la sua collaborazione proficua e intensa con la stampa di lingua yiddish. Le sue concezioni politiche hanno influenzato la sua ricerca scientifica facendola diventare un’attenta sostenitrice delle teorie kropotkiniane sul mutuo appoggio e una decisa avversaria delle interpretazioni più conservatrici e autoritarie delle teorie darwiniane rivalutando alcuni aspetti importanti delle concezioni lamarckiane. I suoi studi sulle teorie dell’evoluzione mirano da un lato a supportare l’idea della solidarietà, della collaborazione, del mutuo appoggio come uno dei fattori principali del processo evolutivo e delle relazioni sociali, dall’altro a confutare le teorie teologiche sull’origine della vita e dell’universo. Quindi, confutando le volgarizzazioni del pensiero darwiniano fatte da Herbert Spencer e, soprattutto, da Thomas Henry Huxley, Goldsmith realizza due obiettivi: riconsiderare dal punto di vista scientifico le storture della volgarizzazione del pensiero di Darwin e, soprattutto, fornire alle idee libertarie strumenti di carattere scientifico per giustificare la positività dell’ideale libertario.Dal punto di vista più strettamente militante Marie riveste una certa fiducia nel sindacalismo rivoluzionario che secondo il suo punto di vista era intrinsecamente e necessariamente anarchico. Sindacalismo e anarchismo sarebbero accumunati da una avversione contro lo Stato e il Potere e contro il capitalismo. Non sfugge a Marie però una certa differenza tra le due espressioni del movimento rivoluzionario dell’epoca.

Infatti, in un opuscolo del 1920, scrive: «L’unica differenza è che l’anarchismo include anche una serie di visioni filosofiche, etiche, storiche e di altro tipo, mentre il sindacalismo è un movimento puramente pratico». Quindi è sempre l’idea anarchica nella sua complessità che illumina l’azione e suggerisce le realizzazioni libertarie. Dotata di uno spirito critico e sensibile alle vicende concrete del vivere quotidiano, attenta alle forme evidenti e subdole in cui si esprime il dominio, Marie non teme il confronto, anche acceso ma sempre profondamente rispettoso e mai settario, all’interno degli anarchici. Così come sarà critica nei confronti di Pëtr Arshinov e dei suoi sodali sostenitori della «Piattaforma dei comunisti anarchici» (1926) denunciandone le possibili derive autoritarie espresse dal concetto di responsabilità collettiva e del procedere comunque a maggioranza nelle decisioni, appoggerà, senza firmarlo, i compagni che firmarono il «Manifesto dei sedici» all’epoca del primo conflitto mondiale.L’intenso e profondo legame tra Marie e sua madre non è mai stato così evidente e forte come nei loro ultimi momenti vissuti insieme nel gennaio del 1933: quando la madre muore dopo tante sofferenze Marie la segue volontariamente suicidandosi l’11 gennaio. Lascia un semplice e breve biglietto nel quale, tra l’altro, si legge: «Vado dopo di lei. Per favore seppelliteci insieme. Abbiamo due posti accanto a mio padre nel cimitero di Ivry […] Per favore date da mangiare agli uccelli e lasciateli in buone mani».Nei mesi che seguiranno nella stampa anarchica e libertaria di diversi paesi compaiono numerosi necrologi. Lo stesso Nestor Makhno, l’intrepido rivoluzionario anarchico russo esiliato in Francia, scriverà un elogio sentito e profondo di Marie Goldsmith paragonandola a Kropotkin, Reclus, Cherkezov, veri «titani dell’anarchismo». I suoi studi scientifici sono ancor oggi citati negli ambienti degli studiosi della biologia evoluzionistica.